2012/09/21

UNA TARGA PER RICORDARE GIULIO PEROTTI, SPELEOLOGO CHE ENTRO' NELLE VISCERE DI MONTE CRONIO


Lunedì scorso alcuni speleologi della Commissione Grotte del Cai di Trieste hanno collocato una targa ricordo del comandante delle spedizioni nelle grotte di Monte Cronio, Giulio Perotti, deceduto nel maggio scorso. La targa è stata collegata in una parete del monte all'ingresso delle stufe di San calogero. (Foto della targa concessa da Michele Termine).
Tracciamo un profilo dello speologo. Profilo che abbiamo pubblicato sul Corriere di Sciacca nel giorno del suo 92° compleanno, a firma di Giuseppe Verde. 


UNA VITA PER STUDIARE I MISTERI DEL CRONIO
Il più anziano esploratore delle cavità all’interno del monte Cronio si chiama Giulio Perotti, un longevo e brillante speleologo di Trieste che il primo gennaio di questo nuovo anno ha compiuto novantadue anni. E’ lui che ha animato le spedizioni dentro il Cronio sin dal 1957, ovvero da quando, invitato da Eugenio Boegan che le aveva esplorate pioneristicamente nel 1942, iniziarono le spedizioni del Club Alpino Italiano di Trieste, tramite la Commissione Grotte che successivamente prese il nome di “E. Boegan”.
Perotti è immamorato della Sicilia: si è sposato con una donna di Siracusa e lì ha abitato per molto tempo, fino a quando ha deciso di ritornare nella sua Trieste, ma il suo pensiero costante, il suo interesse profondo, la sua attività intellettuale sono ancora per quel relitto calcareo che sorge alle spalle di Sciacca, una collina che ci ostiniamo a chiamare monte, che oggi ospita una riserva naturale ed un santuario cristiano, ma che è culturalmente molto più importante per le cose che serba all’interno: un luogo di culto preistorico dove, quattromila anni fa, i preistorici lasciarono una cinquantina di vasi alti circa un metro.
Secondo Perotti si tratta di un sepolcreto perchè vi sono ancora resti di defunti, discostandosi perciò dal parere degli archeologi. Un uomo originale, Perotti, coraggioso nelle idee e nei fatti, e anche un po’ profeta nel prevedere come sarebbero andate le cose dopo che dal 2006 la Commissione Grotte ha accettato la collaborazione della Società La Venta di Treviso per un progetto di valorizzazione del Cronio. Il rischio è che oggi ci si dimentichi di quanto fatto a Sciacca, con grande sacrificio e pericolo, dagli speleologi del CAI di Trieste o – peggio ancora – lo si ignori di proposito. Documentare quanto si andava scoprendo è stata una preoccupazione costante di Perotti che ha dotato la Biblioteca comunale di quasi tutti i suoi scritti che sistematicamente sono pervenuti a Sciacca tramite la collaborazione di chi scrive. Con questo articolo si vuole rendere il dovuto e mai bastevole riconoscimento ad una persona che ha amato Sciacca e ed il monte Cronio in modo eccezionale, muovendosi da Siracusa e da Trieste, coinvolgendo ed entusiasmando altri volontari, sborsando spesso di tasca propria i soldi necessari alle imprese, perché di impresa si è trattato e noi Sciacchitani non l’abbiamo capito abbastanza. L’unico riconoscimento che Sciacca ha dato a Giulio Perotti è stato quello della cittadinanza onoraria (insieme all’archeologo Santo Tinè), che porta la data del 13 aprile 1987 nel Libro Verde (f. 142r.).
Se oggi la Soprintendenza espone nell’Antiquarium la planimetria delle grotte, il rilievo completo delle cavità del Cronio ed un plastico che rende l’idea del loro volume complessivo, lo si deve alla fatica, ai sudori e all’impegno degli uomini della Commissione Grotte di Trieste ed in prima persona al comandante Perotti che ha guidato le dieci esplorazioni che si sono susseguite dal 1957 al 1998. Queste cavità sono impraticabili per temperatura (39°) ed umidità (100%): in esse, chiunque rimanga per più di quaranta minuti può sperimentare concretamente il colpo di calore e sicuramente una forte astenia durante la risalita sulle scale.
Perotti non si aspetta che gli venga dedicata una nuova grotta o che gli intitoliamo una nuova via, si augura semplicemente che noi Sciacchitani ci muoviamo concretamente in favore del Cronio, dopo che capiamo l’immenso valore culturale-storico-archeologico-antropologico-scientifico-medico-speleologico-naturalistico-geologico-turistico-culturale che questo monte assomma in sé.


Fonte: corrieredisciacca.it

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